La nostra mente giudica costantemente la realtà che si presenta dentro e fuori di noi. L’esistenza del giudizio come parte integrante del nostro funzionamento psichico ci rimanda certamente una sua funzionalità relativa al nostro adattamento.
Ciò nonostante, è altrettanto vero che una mente giudicante porta con sé una serie di conseguenze disfunzionali, sia nella nostra vita interiore, sia nel rapporto con il mondo circostante che con le persone con le quali ci relazioniamo.
Partendo da questi presupposti, l’obiettivo di questo articoli sarà quello di mostrarvi quali sono le conseguenze problematiche di una mente giudicante, spiegarvi l’utilità dell’astenersi dal giudizio e proporvi alcuni passi per praticare e coltivare l’astensione dal giudizio.
Esistono almeno due grandi tipologie di giudizio: i giudizi che servono a discriminare e quelli che servono a valutare.
Discriminare vuol dire analizzare dei fatti per comprendere se essi siano uguali o differenti tra loro. Discriminare vuol dire anche comprendere se ciò che accade soddisfa determinati standard, o è estremamente utile per predire le conseguenze di alcuni eventi. Solo per fare alcuni esempi relativi alla nostra vita quotidiana, ci sono delle persone che vengono pagate per svolgere questa funzione. Il gioielliere “giudica” se una pietra è un diamante oppure no; il geometra “giudica” il valore di una casa secondo dei parametri edili e di mercato.
Detto ciò, discriminare nella nostra vita è fondamentale. In particolare, saper discriminare in modo efficace vuol dire saper prevedere quali siano gli effetti, o meglio, le probabili conseguenze degli eventi. Per ciò, la capacità di discriminare è essenziale al fine dell’adattamento al mondo che ci circonda.
Diversamente, valutare vuol dire attribuire una qualità alla realtà sulla base di un nostro aspetto personale, come ad esempio opinioni, credenze o valori personali. Seppur ciò è difficile da eliminare perché siamo noi stessi che viviamo gli eventi della nostra vita, queste valutazioni non sono la realtà, ma solo una nostra rappresentazione.
Essere giudicanti vuol dire aggiungere una valutazione di merito o di valore a ciò che si sta osservando. Quando giudichiamo una persona come “buona” o “cattiva” queste valutazioni non hanno una loro natura in sé, bensì sono delle qualità che vengo attribuite dalla soggettività di chi sta osservando.
Di conseguenza, il giudizio che ognuno di noi attribuisce a ciò che accade si base su un processo totalmente soggettivo, e come tale, è esposto ad una grande variabilità tra una persona e un’altra. Ciò nonostante, i problemi che conseguono dal giudizio non è il giudizio in quanto tale, bensì è connesso alla consapevolezza della soggettività del giudizio.
Nello specifico, come vi accennavo in precedenza rispetto alle valutazioni, nel momento in cui ci dimentichiamo che un giudizio altro non è che un punto di vista personale, prendiamo quel giudizio come una realtà assoluta, e sulla base di quella agiamo… ottenendo non sempre i risultati sperati…
Astenersi dal giudizio significa accettare che la realtà è così come ci si presenta ai nostri occhi e che tutto ha una causa. Di conseguenza, vuol dire sapere osservare i fatti per quello che sono con l’intenzione di capire le cause di ciò che osservo, piuttosto che definire ciò che accade semplicemente come “buono” o “cattivo”.
Non giudicare vuol dire essere capaci di mantenere la nostra attenzione sulle relazioni tra causa-evento di ciò che osserviamo e essere consapevoli delle conseguenze dei nostri comportamenti.
Non giudicare non significa che ognuno di noi debba abbandonare le proprie preferenze, bensì vuol dire avere la capacità di sospendere le proprie pretese nei confronti della realtà, ovvero interrompere l’ostinazione nel pensare che la realtà dovrebbe essere diversa.
Non giudicare vuol dire essere consapevoli delle reazioni emotive che abbiamo nei confronti di tutto ciò che riteniamo importante nella nostra vita, evitando di cadere nella trappola di considerare i nostri valori come delle realtà assolute piuttosto che dei desideri o delle preferenze soggettive.
Se è chiaro che il giudizio è un’arma a doppio taglio, seppur è una tendenza naturale della nostra mente, allora nasce spontanea la domande: “Perché dovrebbe essere così utile imparare a sospendere il giudizio?”.
Di seguito vi forniscono almeno tre valide motivazioni per iniziare a chiedersi se valga la pena iniziare a contemplare l’idea di rinforzare la capacità di assumere un atteggiamento non giudicante.
Arrivati a questo punto, non mi resta che fornivi delle indicazioni pratiche utili allo sviluppo di un atteggiamento non giudicante, in modo che possiate avere degli strumenti da poter sfoderare nel momento del bisogno… e soprattutto, valutare nella vostra esperienza i possibili vantaggi. Di seguito vi indico i passi da seguire:
Dott. Marco Cavicchioli