EMERGENZA COVID-19 E SOFFERENZA PSICOLOGICA

Emergenza Covid-19 e sofferenza psicologica

L’emergenza COVID-19 e le rigide misure di restrizione necessarie al contenimento della stessa è qualcosa che sta colpendo in modo molto profondo la nostra vita. In particolare, la nostra salute fisica e quelle delle persone a noi care sono esposte a rischi molto elevati, che mettono a repentaglio la vita stessa. La nostra vita sociale è stata del tutto eleminata per tutelare l’incolumità delle persone amate e per combattere tutti insieme contro la diffusione di questo virus. Le nostre attività lavorative sono tutte ferme in nome della priorità dell’emergenza sanitaria. Tutta la nostra vita è circoscritta nelle mura domestiche, con la possibilità di esprimere la nostra libertà solo per pochi attimi in attività limitate alla nostra sussistenza.

Questa condizione, assolutamente straordinaria per la sua portata in quanto sta accomunando più del 50% della popolazione mondiale, non è del tutto nuova. Se facciamo un salto non troppo lontano nel passato, è possibile trovare altri momenti in cui l’umanità è dovuta ricorre a misure di contenimento molto stringenti come le quelle attuali per far fronte a pericolose epidemie. In questo contesto, mi riferisco ai primi anni del 2000 in cui si è assistito al diffondersi di emergenze sanitarie simili a quella di oggi, tra cui è possibile citare le epidemie di SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), MERS (Middle East Respiratory Syndrome), Ebola, H1N1 e influenza equina. Come accade per l’emergenza COVID-19, anche per tutte queste condizioni mediche un’ingente quota di persone ha dovuto affrontare delle misure di quarantena della durata di circa 3 mesi.

Se facciamo riferimento alla storia, le misure di quarantena sono state molto efficaci per il superamento dell’emergenza sanitaria, indipendentemente dalla condizione specifica. Nonostante ciò, le misure di quarantena hanno avuto un prezzo da pagare per altri aspetti della salute, ovvero in termini di sviluppo di diverse forme di sofferenza psicologica.

Le emergenze sanitarie e la sofferenza psicologica: evidenze dalle esperienze passate

Durante questa emergenza sanitaria mi sono occupato della stesura di un lavoro scientifico insieme ad altri colleghi con l’obiettivo di quantificare quale fosse la portata degli effetti delle condizioni di quarantena sullo sviluppo di diverse forme di sofferenza psicologica. Per far questo, abbiamo preso i dati che sono stati pubblicati in relazione alle epidemie che menzionavo in precedenza e li abbiamo aggregati per trarre delle conclusioni e fare delle riflessioni rispetto alla nostra situazione attuale.

Cerco di riassumere in breve ciò che il passato ci ha suggerito. Circa il 20% (1 su 5) delle persone che hanno vissuto un’epidemia e le misure di contenimento ad esse associate hanno sviluppato una forma di sofferenza di psicologica degna di attenzione clinica. Questo risultato ha colpito in modo indistinto le persone appartenenti a culture differenti, che hanno vissuto momenti storici differenti e che hanno dovuto attraversare restrizioni come quelle che stiamo vivendo di lunghezza variabile.

Questi dati arrivano fino a circa il 25% (1 su 4) se consideriamo condizioni specifiche quali la depressione (es., umore deflesso, disturbi del sonno, mancanza di piacere e motivazione, tristezza persistente) e stress post-traumatici (es., stato di iper-vigilanza persistenze, incubi, sentimenti di estraneità dalla realtà). In aggiunta, più del 15% (circa 1 su 6) ha sviluppato sintomi d’ansia clinicamente significantivi, in particolare caratterizzati da elevati livelli di preoccupazione per il futuro e per la propria salute.

Di qui appare chiara una sola conclusione, una volta terminata l’emergenza sanitaria, dovremmo prepararci da un’altra emergenza, ovvero una “pandemia di sofferenza psicologica”.

Quali sono i fattori implicati nello sviluppo della sofferenza psicologica al termine delle emergenze sanitarie?

Sicuramente i numeri che abbiamo presentato prima rispetto allo sviluppo di una sofferenza psicologica degno di attenzione clinica sono davvero allarmanti. Ad ogni modo, sappiamo che ci sono dei fattori che giocano un ruolo importante nello sviluppo della sofferenza psicologica descritta.

Tra quelli più significativi ce ne sono almeno due fondamentali sui quali è possibile agire per prevenire l’insorgenza di tale sofferenza. Il primo fa riferimento alle modalità con le quali ognuno di noi affronta le emozioni che la condizione di quarantena suscita. Nello specifico, evitare attivamente i naturali momenti di sconforto, dolore, tristezza e preoccupazione attraverso l’uso di comportamenti problematici (es., alcol, condotte alimentari discontrollate) o attraverso un iper-coinvolgimento in attività che distolgono l’attenzione dalla situazione attuale (es., iper-occuparsi per non pensare vs dormire costantemente) preparano il terreno per lo sviluppo di una sofferenza psicologica con caratteristiche croniche una volta che l’emergenza è passata. L’altro aspetto fa riferimento alla mancata condivisione della sofferenza momentanea e del tutto giustificata con le persone che sentiamo vicine in termini emotivi, seppur temporaneamente distanti sul piano fisico. Di conseguenza, risulta fondamentale non sono essere in grado di accettare le emozioni negative che emergono nelle condizioni di quarantena, ma è anche essenziale essere in grado di condividere con gli altri attraverso ogni mezzo a disposizione questi momenti di difficoltà.

L’apertura verso sé stessi e gli altri come antidoto alla sofferenza psicologica

Concludendo, l’emergenza COVID-19 sta mettendo a dura prova tutto il nostro sistema, a partire da quello ambientale fino ad arrivare a quello della nostra salute, sia fisica che mentale. La storia ci insegna come le misure di restrizione alle quali siamo sottoposti sono il mezzo più efficace per superare questa emergenza nel minor tempo possibile e nel miglior modo possibile. Ciò nonostante, dato che ci aspetterà un periodo di grandi sforzi per ricostruire un mondo, sicuramente migliore di quello che ci lasciamo alle spalle, è fondamentale prepararsi nel migliore dei modi a questa ripartenza. In questo nuovo inizio, avere un sufficiente benessere psicologico risulta fondamentale per sostenere gli sforzi che ci saranno richiesti. Per far ciò, seppur siamo tutti costretti a rimanere chiusi in casa, non dimenticativi di rimanere aperti versi voi e stessi e verso gli altri… coltivando un atteggiamento di disponibilità anche verso la sofferenza momentanea che ognuno può provare in questa situazione e costruendo una vicinanza emotiva reciproca con le persone che ci stanno a cuore.

 

Dott. Marco Cavicchioli