UN UOMO DI FORTI CONVINZIONI DIFFICILMENTE CAMBIA IDEA

Disturbi di Personalità

Quando una nostra opinione radicata si scontra con informazioni che la smentiscono percepiamo un senso di incoerenza, uno stato di tensione spiacevole chiamato “DISSONANZA COGNITIVA”. (Festinger, 1957).

Questa teoria potrebbe spiegare almeno in parte perchè le fake news oggi sono così diffuse e ricevono grande credito: quando queste notizie sono in accordo con le nostre convinzioni siamo portati a crederle acriticamente in modo da mantenere un senso di coerenza interna (vedi! Io l’ho sempre detto), mentre tendiamo a ignorare o sminuire le informazioni che contraddicono le nostre credenze perché metterebbero in crisi il nostro ordine di idee, portandoci a sperimentare quella spiacevole tensione data dalla percezione di incoerenza. Il fatto che di fronte ad una fake news non si approfondisca la fonte dell’informazione e che non la si metta in dubbio, potrebbe derivare dalla spinta ad evitare quello stato spiacevole di tensione che si originerebbe dal comprendere che le proprie convinzioni non siano fondate. Quanto più la credenza è rilevante per noi tanto più questo fenomeno sarà potente. Per questo una persona con forti convinzioni ben radicate difficilmente cambierà idea. Al contrario sarà portata a ricercare solo le informazioni che sostengono la sua convinzione.

Negli anni 50’ Festinger lavorava al Centro di ricerca sulle dinamiche di gruppo del Massachusetts Intitute of Techonology. Nel corso delle sue ricerche osservò che le persone cercano di continuo di mettere ordine nel proprio mondo e che una parte essenziale di questo ordine è la coerenza. Per questo motivo si svilupperebbero routine e abitudini come consumare i pasti a orari fissi o avere un posto preferito sul mezzo che ci porta a lavoro. Quando queste routine sono sconvolte, ci si sente a disagio. Lo stesso vale per gli schemi di pensiero e le convinzioni. Se un’opinione radicata si scontra con una prova contraria crea una spiacevole incoerenza interiore che chiamò appunto “dissonanza cognitiva”.

L’autore sostenne che spesso per superare questo disagio si cerchi in qualche modo di rendere coerenti la convinzione e la prova falsificante.

Nel 1954 Festinger trovò l’opportunità di studiare tale fenomeno dopo aver letto una notizia sul giornale locale. Una setta sosteneva di aver ricevuto messaggi dagli alieni che annunciava un’inondazione che avrebbe fatto finire il mondo il 21 dicembre e soltanto i veri credenti sarebbero stati salvati.

Festinger e alcuni colleghi allora si infiltrarono nella setta per parlare con i suoi membri prima della data in cui sarebbe arrivata l’alluvione e poi di nuovo dopo che l’evento non si era verificato. Mentre il buonsenso farebbe pensare che il mancato verificarsi della predizione li avrebbe indotti a cambiare le loro convinzioni, accadde il contrario: i membri della setta si convinsero che il mondo era stato risparmiato grazie alla loro devozione nei confronti degli alieni, ciò li rese dei credenti ancora più fervidi. Come aveva previsto Festinger accettare la prova contraria avrebbe causato una sgradevole dissonanza data dall’incoerenza tra la credenza passata e la smentita. Le persone appartenenti alla setta avevano investito molto in quella convinzione, alcuni avevano abbandonato il lavoro, altri avevano speso tutti i loro soldi, altri avevano messo in gioco la loro reputazione. Più le persone investono in una credenza, più questa sarà radicata più la persona cercherà di proteggerla agendo in modo tale da evitare la dissonanza cognitiva.

Festinger concluse che la dissonanza cognitiva, o la volontà di evitarla, fa sì che un uomo di forti convinzioni difficilmente cambi idea difronte alle contraddizioni, è immune ad argomentazioni razionali o prove.

“Ditegli che non siete d’accordo e perderà interesse. Mostrategli fatti e cifre e ne metterà in discussione la fonte. Appellatevi alla logica e non riuscirà a seguirvi”.  (Festinger)

Studi

La teoria della dissonanza cognitiva si riferisce anche alle discrepanze tra i comportamenti e gli atteggiamenti: cerchiamo di mantenere un senso di coerenza tra ciò che facciamo e ciò che pensiamo, arrivando a convincerci di ciò che giustifica i nostri comportamenti.

Questa semplice teoria oggi è ben che conosciuta e dimostrata nel mondo scientifico avendo prodotto più di 2000 studi al riguardo (Cooper 1999).

Ad esempio un indagine inglese ha dimostrato che la metà dei fumatori crede che il fumo non faccia poi così male. Questa credenza permette loro di non sentire l’incoerenza tra ciò che fanno (fumare) e ciò che pensano (Eiser 1979). Lo stesso fenomeno è stato rilevato anche negli Stati Uniti, dove il 40% dei fumatori, al confronto con il solo 13% dei non fumatori, ritiene che il fumo non sia particolarmente dannoso.

Dopo la guerra in Iraq nel 2003 secondo il direttore del Program of International Policy Attitudes molti americani si sforzarono di ridurre la propria dissonanza cognitiva.

La guerra era stata giustificata sostenendo che Saddam Hussain, a differenza di molti dittatori brutali che il mondo continuava a tollerare, nascondeva armi di distruzione di massa, minacciando così la sicurezza degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Quando il conflitto iniziò quasi 4 americani su 5 sostenevano la guerra appena iniziata e credevano che le loro truppe avrebbero trovato armi di distruzione di massa (Duffy, 2003; Newport, 2003).

Quando le armi non furono trovate la maggioranza delle persone favorevoli alla guerra percepì una dissonanza cognitiva, aumentata inoltre dalla consapevolezza dei costi umani e finanziari della guerra, dalle scene di caos in Iraq, dall’impennarsi degli atteggiamenti antiamericani in Europa e nei paesi mussulmani e dall’infiammarsi degli atteggiamenti filoterroristi. Per ridurre tale dissonanza molti americani ritoccarono le proprie memorie relative alle motivazioni per cui il governo decise di iniziare la guerra. Le persone si convinsero così che la guerra era cominciato con lo scopo di liberare il popolo oppresso e porre le basi per un Medio Oriente pacifico e democratico. Dopo anni di guerra e di perdite, quanto sarebbe stato costoso per gli americani ammettere di aver agito (sostenendo la guerra) sulla base di informazioni fallaci? Troppo. Per questo hanno protetto la loro integrità e senso di coerenza modificando i propri ricordi circa le motivazioni dell’inizio della guerra.

Concludendo

La teoria della dissonanza cognitiva spiega quindi perché e in che modo siamo portati ad autoingannarci.

Crediamo alle fake news perché ci servono. Ci permettono di proteggere noi stessi dall’ammettere di aver investito in una credenza infondata perché questa constatazione ci obbligherebbe a confrontarci con la nostra fallibilità e ci costringerebbe ad un cambiamento sia della percezione di noi stessi che del mondo. Conoscere questo fenomeno può però indurci a non lasciarci persuadere dalla tentazione di evitare o distorcere le informazioni che ci provocherebbero una dissonanza cognitiva, spingendoci ad informarci in maniera approfondita anche quando questo ci dà fastidio o ci provoca tensione; ritrovare un po’ di umiltà ed essere disposti a mettere in discussione le nostre opinioni anche se ci avevamo messo la faccia.