Sulla base delle conoscenze fin ora acquisite nel campo della psicologia, il termine “narcisismo” preso letteralmente appare confusivo e sicuramente fuorviante rispetto alla comprensione di quali siano i pensieri, le emozioni e i bisogni delle persone che cadono all’interno di questa etichetta sociale. Ciò nonostante, questo termine è entrato a far parte del nostro linguaggio comune per descrivere in modo generico “un’ammirazione eccessiva e compiaciuta per sé stessi e per le proprie azioni” (Dizionario Italiano; Hoepli, 2011). Ma come vi dimostrerò, tale accezione non rende assolutamente giustizia della complessità del problema che mi appresto a trattare con questo articolo. Nello specifico, vi presenterò una descrizione del concetto di narcisismo e della sua evoluzione a partire dalle osservazioni che clinici esperti di fama mondiale hanno raccolto all’interno della loro pratica quotidiana. Da qui, mi muoverò verso una definizione del narcisismo alla luce di diversi aspetti che costituiscono la personalità di ognuno di noi. Questo viaggio attraverso differenti punti di vista ha come scopo ultimo quello di mostrare una visione comprensiva del narcisismo, cercando così di rompere quelli che sono i pregiudizi e gli stereotipi che spesso accompagnano i luoghi comuni.
Grandiosità o vulnerabilità?
Secondo Kohut, il narcisismo viene inteso come un aspetto fortemente legato al normale sviluppo dell’essere umano e che evolve con la maturità di ognuno di noi. Secondo questa concezione, tutti gli adulti mostrano dei “bisogni narcisistici” che si riferiscono primariamente alla necessità di mantenere una visione positiva della propria persona. L’immagine positiva che ognuno di noi ha altro non è che un livello soddisfacente di autostima. Al contrario, il narcisismo assume un aspetto problematico quando la persona non è in grado di mantenere in modo stabile questa rappresentazione positiva di sé. Tale difficoltà si manifesta prevalentemente con delle rapide e profonde oscillazioni del valore che la persona attribuisce a sé stessa. Per fare un esempio, è molto facile passare dal sentirsi i migliori dell’universo a vedersi come delle persone spregevoli. In particolare, secondo Kohut, il narcisismo patologico sarebbe descrivibile come una lotta incessante tra la necessità di mantenere un’immagine grandiosa di sé e i sentimenti di fragilità e vergogna che la persona vive come intollerabili.
Alle intuizioni precedentemente descritte, Kernberg ha aggiunto una visione parallela ma non mutualmente esclusiva del narcisismo che si riferisce al concetto di diversi livelli di gravità del narcisismo. Secondo l’autore, il narcisismo si muove da un funzionamento sano a uno patologico nel momento in cui il soddisfacimento dei bisogni personali passa prevalentemente attraverso diverse forme di aggressività. All’interno di questa visione, l’aggressività diventa l’unico mezzo per mantenere un’immagine positiva di sé stessi e lo strumento attraverso cui la persona attribuisce valore alla propria identità. Oltre a tale funzione, l’aggressività aggrava la patologia narcisistica compromettendo il sistema morale dell’individuo. Come già accennato in precedenza, secondo Kernberg il narcisismo è una dimensione che arriva fino a ciò che viene chiamata “psicopatia”. Questa sua estrema espressione si manifesta prevalentemente con l’incapacità della persona di provare rimorso o colpa per le sue condotte aggressive che hanno l’unica funzione di trarre vantaggi personali. La distruzione del sistema morale porta queste persone a considerare gli altri non come essere umani, quanto più come oggetti utili al raggiungimento dei propri obiettivi o in alternativa come ostacoli da dover distruggere.
A partire da queste prime concettualizzazioni, terapeuti più recenti hanno tentato di proporre una sintesi a partire dalle osservazioni degli autori precedenti. Tra queste nuove concettualizzazioni, una prospettiva che certamente ha avuto una grande utilità nella pratica clinica è quella di Elsa Ronningstam. La rinomata clinica ha individuato differenti maschere con le quali il narcisismo si può esprimere anche all’interno della stessa persona.
Secondo l’autrice, quando il bisogno di esprimere la grandiosità è dominante nella vita dell’individuo, è possibile riconoscere ciò che è stato chiamato “narcisismo arrogante”. Le persone che si trovano in questa posizione tendono a fare i conti con la propria fragilità dell’autostima costruendo un senso esagerato di superiorità e cadendo nell’uso sfrenato di fantasie grandiose, che diventano spesso dei veri e propri sogni a occhi aperti che non consentono di vivere la realtà per quella che è. Queste persone sono anche caratterizzate da intensi e dolorosi sentimenti di invidia e rabbia, ai quali spesso si associano mancanza di comprensione dei sentimenti degli altri e la tendenza allo sfruttamento di quest’ultimi.
Quando il tema della grandiosità non si limita esclusivamente ad un’idea relativa alla propria persona, ma diventa un bisogno concreto di sopraffazione degli altri per affermare la propria individualità, la Ronningstam parla di “narcisismo psicopatico”. Questa condizione si esprime prevalentemente con la messa in atto di comportamenti violenti e criminosi al fine di guadagnarsi l’ammirazione da parte degli altri, senza mostrare alcun rimorso per le azioni compiute. L’assenza di emozioni non è solo da riferirsi alla mancanza del senso di colpa, ma è estesa a tutti i sentimenti. Per queste persone, la soppressione completa delle emozioni consente da un lato di progettare piani di azioni senza essere disturbati da fattori interferenti, e dall’altro di eliminare ogni ostacolo che la sofferenza degli altri potrebbe comportare.
Infine, l’autrice individua un terzo volto del funzionamento narcisistico che prende il nome di “narcisismo timido”. Tale sfaccettatura del narcisismo si esprime prevalentemente con una tendenza a sognare ad occhi aperti, fantasticando su grandi imprese, successi e amori fiabeschi nel tentativo di costruire un’immagine di sé soddisfacente. Queste fantasie parlano dei desideri e delle ambizioni della persona, che seppur ardentemente agognati, generano dei profondi sentimenti di vergogna e senso di incapacità nel poterli raggiungere. Di conseguenza, questi vissuti diventano una morsa all’interno della quale la persona si sente soffocata e totalmente immobilizzata. In particolare, la vergogna si esprime con maggior problematicità all’interno delle relazioni con le persone con le quali l’individuo si trova a vivere, rendendola così estremamente sensibile al rifiuto e alle critiche da parte degli altri.
Seppur nato all’interno di teorie prettamente cliniche, il tema del narcisismo ha interessato altri ambiti della psicologia che fanno riferimento alla psicologia sociale e alla psicologia della personalità. Queste branchie della psicologia studiano quelle caratteristiche che accomunano tutti gli essere umani, ma che al contempo li rendono differenti gli uni dagli altri alla luce di diverse modalità di espressione. Secondo queste prospettive, il narcisismo è stato concettualizzato come qualcosa che è condiviso da tutti gli individui e che ogni persona può esprimere con diverse gradazioni in relazione a differenti processi mentali che caratterizzano il funzionamento di ognuno di noi.
La teoria dell’autoregolazione afferma che ogni essere umano è in grado di selezionare e mettere in atto dei comportamenti che siano utili al raggiungimento di obiettivi personali, i quali vengono costruiti nel corso del tempo e messi in gioco rispetto a differenti situazioni. Sulla base di questi presupposti, è stato dimostrato come gli individui che sono caratterizzati da aspetti grandiosi della personalità organizzano gran parte dei propri comportamenti alla luce dell’affermazione della propria importanza rispetto agli altri. Oltre a ciò, è stato mostrato come un altro aspetto strettamente legato a questi elementi della personalità sia una maggior attenzione a tutti quei segnali che possono in un qualche modo minacciare l’obiettivo della affermazione individuale. Tale stato favorisce la messa in atto di comportamenti sia protettivi (es. comportamenti aggressivi) sia di evitamento completo di tutti quei pericoli che possono minare l’immagine che la persona ha di sé. In questo senso, dunque, il funzionamento narcisistico è caratterizzato da un duplice binario: uno connesso con degli aspetti prevalentemente manifesti relativi all’esaltazione della propria persona; e l’altro relativo agli aspetti meno evidenti di fragilità e vulnerabilità, costantemente bisognosi di ricevere dal mondo e dalle relazioni segnali di approvazione.
L’autostima si riferisce a quel sentimento che si associa al valore che ognuno di noi attribuisce alla propria persona in modo relativamente indipendente dagli eventi che si trova ad affrontare nella vita. E’ stato dimostrato come gli individui caratterizzati da aspetti grandiosi della propria personalità presentino due processi di funzionamento distinti con i quali attribuiscono valore alla propria individualità. Da un lato, vi è la tendenza ad imporre, spesso con ostinazione, le proprie credenze, bisogni e desideri agli altri. Dall’altro, si configura un’incessante ricerca di approvazione dalle altre persone, che diventano di fatto uno specchio che gli comunica la positività o meno della loro persona.
L’essere umano nasce come un “animale sociale”, e come tale, essere accettati dal gruppo di appartenenza rappresenta un bisogno primario estremamente importante per il benessere individuale. Di conseguenza, essere criticati o addirittura rifiutati dagli altri può risultare una situazione particolarmente problematica da gestire per ognuno di noi. Da questa evidenza è nato il concetto della “sensibilità al rifiuto”, ovvero, una certa quale tendenza alla preoccupazione, più o meno intensa, relativa alla possibilità di essere allontanati o non considerati da tutte le persone che ogni individuo ritiene importanti per la propria vita. Quando queste preoccupazioni iniziano ad emergere nella mente predispongo ogni essere umano a percepire con maggior semplicità dei segnali di rifiuto da parte degli altri e di conseguenza a favorire l’insorgenza di emozioni negative, quali ad esempio paura, vergogna, tristezza o rabbia. Rispetto a tale tendenza che ognuno di noi porta con sé, è stato osservato come le persone che si caratterizzano per aspetti grandiosi della personalità o viceversa per una marcata vulnerabilità della stima di sé mostrino un opposto funzionamento. Nel primo caso, le persone appaino incredibilmente indifferenti ai segnali di critica e rifiuto da parte degli altri, cercano attivamente dei segnali di approvazione da parte delle altre persone, sembrano non mostrare alcuna reazione emotiva di fronte alle critiche e tendenzialmente si dimostrano molto calmi e rilassati quando gli si richiede delle performance. Per contro, in presenza di una considerevole fragilità dell’autostima, le persone tendono ad evitare ogni situazione all’interno delle quali è possibile ricevere dei feedback da parte degli altri, fanno esperienza di un’intensa emozionalità negativa in risposta alle critiche e passano una grande quantità di tempo a rimuginare rispetto al sentirsi all’altezza di superare possibili performance future.
Con questo articolo ho voluto mettere in luce come il concetto di narcisismo, inteso secondo il linguaggio comune, rappresenta soltanto un piccolo frammento in un universo di complessità che ruoto intorno a questo nome. L’obiettivo primario è stato quello di mostrare una panoramica relativamente esaustiva di quali siano le diverse sfaccettature del narcisismo, evidenziando da un lato come alcuni degli elementi che lo caratterizzano vengono condivisi da ognuno di noi, e dall’altro, sottolineando come dietro ad un mondo di grandiosità spesso ci cela un’enorme fragilità. Una fragilità che è la fonte primaria di sofferenza, ma che il più delle volte non viene affatto considerata.
Dott. Marco Cavicchioli